Lettera 150

Ill.mo et ex.mo Domino meo sing.mo D. <Du>ci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissimo et excellentissimo> Signor mio. Questa matina per tempo giunsi <in Carfagnana>, e trovai tutto il paese in grandissima paura, <sentendo da> questi di Castelnovo che quasi ognuno aveva fug<gita> la sua roba. Ritrovai qui circa quattrocento <perso>ne forastiere, venute ad instantia qual di Pierino <M>agnano, qual di Acontio, e qual di Soardino, e qual d’altri, che tutti hanno mostrato buona servitù verso vostra excellentia, li nomi particolari de’ quali riferirò più ad agio a quella. De la potestaria di Montefiorino eran venuti circa cinquanta fanti; da molte altre potestarie de la montagna di Modana e di Reggio havevo havuto risposta a mie lettere, che circa questo havevo lor scritto da Montefiorino, e prometteami di mandar sùbito buona quantità di genti, sì che s’io non avessi <ricuperato> quelli che havean preso, havevo bona speranza che non mi havrebbono tolto Castelnovo. La mia intentione era di difendere e non di combattere, finché da vostra excellentia non havevo risposta, e mi spiaque che hieri li nostri li andaro ad assaltare a Camporeggiano, e rimasero de li nostri morti circa 2, avenga che si portaro benissimo, e de li nimici sei, benché di questo il Capitano de la Ragione debbe haver scritto difusamente a vostra excellentia. Hoggi di nuovo son venuti dui casi per noi optimi: il primo che li nimici si sono attaccati insieme et hanno ferito il lor capitano a morte, del che havendo io havuto spia, havevo fatto porre insieme circa 500 fanti per tornare a Camporeggiano e dar lor dentro; ma in questo tempo è giunto ser Costantino notaio a Camporeggiano, <il qua>le era prigione, e mi ha riferito che Morgant<e Demino hoggi stesso era g>iunto a Camporegiano <con> 25 cavalli e 60 schioppetteri chia<mati da le> genti del Signore Giovannino, c’havean fatto <che a loro> venisse in soccorso, perché erano stati assedi<ati e fatti quasi prigio>ni: et il detto Morgante, quando vide che haveano <minor for>za di vostra excellentia, fe’ loro di male parole, dic<endo che> questo era senza saputa del Signore Giovannino, e co<mandò> che lasciasson l’impresa e gli andasson drieto, e fe’ <li>berare il detto ser Constantino notaio sanza nullo <ostacolo>, et a lui consegnò la ròcca di vostra excellentia, e gli <racco>mandò quel Capitano Todeschino che è ferito a m<orte>, che gli fêsse salvare la vita: e così la ròcca è <resti>tuita et è in man nostra. Io ho sùbito mandato il <ca>p<itan>o con li balestrieri, che vi stia dentro finc<hé non co>mandi altro, e gli ho comandato che salvi quel <Todes>chino e lo faccia medicare. Fo pensiero di an<dare> domani ad examinarlo per intendere che li ha fa<tti ve>nire, ché son certo che è stato chiamato da alcuni <de la> provincia, tanto più che Ulivo e Nicolao da Ponte<ccio> e dui figlioli di Pier Madalena et il Bosatello, alias <detto> Cornacchia, sono in squadra de li nimici. E qui vostra ex<cellentia> mi perdoni, che mi voglio lamentare di lei un poco, perché <l’altro> dì essendo io a Ferrara e cercando d’una suplicatione, fra mo<lte che ve> n’erano di segnate in mano di m. Bartolomeo di pro<pria sua mano>, ne vidi una, ne la quale suplicavano questi dui fratelli <Ulivo> e Nicolao, che, oltra gli altri lor delitti, 6lt;andaro> in compagnia ad amazzare quelli poveri conti di San <Donino>; suplicavano e dimandavan gratia di certo homicid<io con tale con> che havevan la pace, e la lor suplicatione <era stata esaudita alla> libera, et era stata segnata questo <stesso> tempo ch’io ero a Ferrara. A me par che <in ogni> cosa di Carfagnini, et essendo io a Ferrara, <dove>vo esser domandato di che conditione eran costoro: <sed6gt; de his satis. Vostra excellentia, se un signor può essere <ob>ligato a un subdito, ha grande obligo a Morgante Demino, perché se aventura e la sua bona fede non ne aiutava, vostra excellentia non so quando fosse mai più per rihavere questa ròcca di Camporeggiano, perché a mio giudicio è la più forte di questo paese, e non merita già di essere tenuta da quella in sì poco conto come ella è, che non vi si debbia tenere dentro altro che un capitano doctore cum un solo famiglio. Meglio saria minar queste ròcche totalmente, che tenerle senza guardia; ché oltre che tutti questi homini si lamentino fin al cielo che vostra excellentia pigli li lor denari, e le ròcche che le portiamo difende<re> da li assassini e da tali novità siano aban<do>nate, ancho vostra excellentia può credere che non veni<rà> sempre Morgante Demino a farle restituire. Altro non occorre: a vostra excellentia mi raccomando sempre.

Castelnovi, 5 Iulij 1524.
Servitor Ludovicus Ariostus.

Appresso, questi nimici hanno menato con loro alcuni subditi e servitori di vostra excellentia prigioni. Io ho scritto e pregato Morgante che li cci liberare: se paresse excellentia di scriverline un’altra, serìa a gran saa questi homini hanno grandissimo sospetto che questi ribaldi di facin testa, e non potendo rubar le castella, assassi ville. Per questo suplicano Vostra Signoria che non resti di provisione che pare a quella