Lettera 143

Castelnuovo, 5 marzo 1524, al Duca Alfonso I d’Este

Ariosto riporta al Duca le angherie perpetrate dai banditi, guidati da un tale Donatello, ai danni di un «poverhomo», suggerendo che potrebbero essere i delinquenti della banda del Silico a cacciare i malviventi in vece dei soldati ducali; riferisce inoltre di un gruppo di balestrieri al quale è stato negato l’accesso ad una canonica nella quale avevano trovato rifugio i fratelli di Moro dal Silico. Il commissario si muove alla volta di tale canonica per dare manforte ai balestrieri, arrivando però troppo tardi e potendo solo constatare la fuga dei malviventi, e fa intuire al Duca quanto sarebbe opportuno che i banditi di Cicerana e del Silico non sconfinassero fino a Castelnuovo, limitandosi ad occupare i territori di loro “spettanza”. Colpiscono alcuni elementi di spicco: in primis, la possibilità che un gruppo di banditi possa svolgere le funzioni del braccio armato del potere ducale nel contenimento di un’altra banda criminale; poi la connivenza (del resto già evidenziata in altre lettere) fra religiosi e malviventi, che frustra spesso i tentativi di intervento del commissario; in ultimo, la considerazione sul fatto che i banditi del Silico dovrebbero reputarsi soddisfatti di essere «lasciati stare» nei loro territori, ciò che farebbe quasi pensare ad un tacito patto di non disturbo reciproco.


[AL DUCA DI FERRARA. A FERRARA]

<Illustrissimo et e>xcellentissimo Signor mio. Gli homini di Cicerana hor hora m’hanno <riferito> che Donatello con parecchi banditi è in quella terra, et hi<eri usò> certa violentia a un poverhomo, che messero taglia <ad esso p>overhomo e non la potendo pagare lo battero: se quelli d<al> Silico che voriano la gratia da Vostra Signoria facessero quello che g<ià> s’hanno proferto, di cacciar li altri banditi, questi ribaldi non s’ardiriano di stare in Cicerana. Appresso, li balestrieri hoggi erano iti così a solazzo a piedi <alla> Pieve, che qui a un miglio è lontana, e volendo andare <alla c>anonica, fu loro asserato l’uscio incontro da questi fra<belli del6gt; Moro dal Silico banditi, e facendo punta li balestrie<ri per e<ntrare dentro, si affacciò un di loro, e disse alti ba<lestrieri che> se non si levavano li taglieriano a pezzi. Il Capitano mandò sùbito ad avisare. Io m’ero mosso con questi di Castel<novo> per andarlo a soccorrere, e quando son stato fuor dei b<orgo> mi è vennuto un balestriero all’incontro che mi ha detto <che il> prete per un uscio di drieto li ha fatto fuggire. Io <son> tornato indrieto, et ho scritto questa perché ho un messo <che> hor hora parte, né posso sapere questa cosa bene perché <il> Capitano de’ balestrieri non è tornato anchora: questa <serva> solo per avisare vostra Signoria che questi dal Silico si dovrebbo<no ac>contentare di essere lasciati stare a Cicerana et al Silico, senza volere ogni giorno venire su le porte <qui di> Castelnovo. E forse, se investigherò meglio la cosa, <scoprirò6gt; che qualche altro bandito doveva essere .

<Castelnovi, 5 Martin 1524>.
<Servitor Ludovicus Ariostus>.

METADATI

  • Mittente: Ludovico Ariosto
  • Destinatario: Alfonso I d’Este
  • Data: 5 marzo 1524
  • Luogo di spedizione: Castelnuovo
  • Collocazione: ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 57.