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Lettera 8
Reggio Emilia, 30 ottobre 1510, al cardinale Ippolito d’Este
Come si nota dai toni di affettuosa preoccupazione che emergono all’inizio e alla fine della lettera, Ariosto è in apprensione per le sorti del messo inviato ad Alberto Pio, che tarda a ritornare. La missiva presenta una mescolanza suggestiva del registro affettivo alternato a quello burocratico e militare affidato alle formule latine: si noti ad esempio l’etcetera, spia di una cauta reticenza che induce a non fornire informazioni dettagliate di cui potrebbero venire a conoscenza i nemici. Tornando a Reggio, il Commissario si imbatte in una squadra di francesi che avevano catturato circa trenta uomini d’armi, soldati a cavallo e cavalleggeri.
Reverendissimo et Illustrissimo Domino domino meo sing.mo Domino Cardinali Estensii etc. Parmae. Cito cito.
<Illustrissimo Signore>. Io dubito ch’el mio messo non sia stato preso, perché a questa hora non è tornato anchora, <e lo> spazai sin heri a 19 hore, et è homo c’ha bisogno de tornar presto; pur, quando sia così, è manco <m>io danno che non serìa se io stato fussi in suo loco. Li nimici son corsi presso a Rezo un miglio, pur alla via de Carpi, et hanno menato via gran numero de bestiame; questi franciosi si sono tandem armati, idest che s’armano tuttavia: se escono, non credo che vadano a tempo. Dum haec scribo, me è detto che Messer Sigismondo de’ Santi secretario del Signore Alberto da Carpi è venuto, e sono ito a parlarli: e da lui ho inteso, poi che haverà parlato col gran maestro, haver commissione de venire a Vostra Signoria. Io gli ho dimandato <se per> nostre facende, e m’ha detto per quella medesima causa per la quale io ero mandato a lui: <per lo> che dimatina veniremo. Egli, per quello che m’ha detto, ha l’ultima intentione del Signore <s>uo circa l’effetto etc. Tornando a casa, ho trovato una squadra de francesi menar prigioni circa 30 tra homini d’arme e cavalli ligieri ecclesiastici, che han <pre>so a Sant’Agata, loco presso a San Faustino. Quelli che sono iti verso San Martino non son tornati anchora. Ben si dice, ma credo che non sia vero, che li nostri qui insieme <con> Badino hanno assediati parecchi cavalli in San Martino. Il mio messo <homai> son certo che sia preso, ché sono presso 24 hore e non è tornato anchora. <A Vostra> Signoria mi racomando.
Regij, 30 octobris MDX.
Servitor Ludovicus Ariostus.
METADATI
- Mittente: Ludovico Ariosto
- Destinatario: Ippolito d’Este
- Data: 30 ottobre 1510
- Luogo di spedizione: Reggio Emilia
- Collocazione: ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 5/4.