Metadati

  • Mittente: Matteo Maria Boiardo
  • Destinatario: Ercole d’Este
  • Data: 26 agosto 1494
  • Luogo di spedizione: Reggio

Descrizione del documento

  • Collocazione: Archivio di Stato di Modena / Archivio Segreto Estense / Cancelleria / Rettori dello Stat / Reggio, busta 2
  • Misure:lunghezza 20,6; altezza 31,5
  • Carte: 2(unite) > 1 recto/verso, 2 recto/verso
  • Scrittura: : c.1r. e 1v., c.2r; sulla c.2v. è presente l’indicazione del destinatario + specifica Rettori dello Stato – Reggio, b.2 (in basso a matita)

26 agosto 1494, Reggio – A Ercole d’Este

Nella lettera che testimonia l’autografia boiardesca, l’autore si lascia andare a qualche “pettegolezzo” per il puro e semplice piacere di conversare col duca Ercole. Il Boiardo descrive con dovizia di particolari le milizie di don Giuliano capitano dei balestrieri francesi, ammirando la fattezza della numerosa compagnia e deridendo l’ostentazione di una ricchezza sulla quale le parole dell’autore lasciano insinuare il dubbio dell’autenticità.


Ill(ustrissi)mo S(igno)re mio. Per le altre gente che sonno passate ho fatto scrivere a Vostra Ex(cellenti)a, et così farò per quelle passerano. Ma de queste che sono hoggi passate ho delibrato per questa de mia mano dare adviso a la S(ignoria) Vostra, non perché la cosa sia de importantia alchuna, ma per mio piacere, parendomi mentre che io scrivo di ragionare cum Vostra Cel(situdi)ne. Essendo dunque quella occupata differischa el legere questa mia, et anche non la legendo non ne farà molta perdita. Dico adunque che hoggi è passato Don Juliano, Capit(anio) de li balestreri del Re di Franza, cum cavalli VIIICXL, tra li quali sono balestreri cinquecento, homini d’arme trenta, polvereri (così li chiamano loro) cinquanta. Appresso chiarirò la qualitate del capitanio loro et di tuta questa gente. Esso Don Giuliano di facia e di persona è simigliante assai a Purloise portieri di Vostra S(ignoria), pure è più corto e più grosso; l’anima sua per consientia er il suo cervello per li gesti sono consorti a quelli de Guiciardo Capit(anio) de la guardia de Vostra Ex(cellenti)a. La sua compagnia crida «Diable», come cridano li nostri «Diamante», e solea portarlo anche per insegna un demonio cornuto, adesso porta ne la bandera Sam Martino per comandamento del suo Re. Io andai a vicitare al’hostaria questo homo (cum Messere et cum D(on) Sismondo Canterno), quale era vestito di uno saio di pano biancho cum molte machie di broda, et havea sopra un mantello de veluto nero ornato di balassi e zaffiri e smeraldi e diamanti, stimati assai per Messere: li peci di queste pietre erano setantaquatro, de la grandecia de un carlino o pocho meno, legati benissimo in oro, ma tuti falsi in soma. Noi bevemo siecho tutti e tre e facemo bona cira al costume di Franza cum molti napi de argento tuti alchimiati, et di questa sorte è tuto lo aparechio de la credentia sua (al mio parere), la quale m’ha mostrata poi questa matina; et sono moti vasi ben lavorati, parte bianchi e dorati in parte. Li ragionamenti soi sono consimili a questo suo aparato, de qualli potrà Vostra Ex(cellenti)a havere per più bello aggio informatione da Messere.
La compagnia suo ha, come ho detto, VC balestreri di bona aparencia e tanto bene armati quando dire se possa, sopra a roncini per la più parte boni e belli. Sonvi XXXta homini d’arme benissimo a cavalo; tuti per homo hano dui corseri o spagnardi o frixoni, ma legeri e belli. Li polvereri sono cinquanta: questi sono armati del busto e de le bracia come li balestreri, in capo in locho de celate hano capelli di ferro et bavere grande, al petto de la corazina hano come una resta da lancia, sopra la quale apogiano uno istrumento de brongio magiore de uno schiopetto, et è d’altra forma, porta palota quasi quanto una noce: danogli focho cum la chiave a guisa di balestra. Li cavali poi sono grandi et assueti a quel strepito, et holi veduti questa matina trare corendo et carichare cum tanta prestecia che è una maraviglia. Questo è quanto ho compreso degno de adviso per la compagnia de questa giornata: de le altre anchora darò noticia Ex(cellenti)a, ma cum mancho parole, perché non credo incappare in uno altro Don Juliano el quale me inducca ad exponere tanto seriosamente ogni sua condicione. Questo dì sono allogiati a Campigine, in quello di Castelnovo. Dui altri Signori cum homini d’armi CCto domatina passerano, et li altri de giorno in giorno, del che haverà pieno adviso la Ex(cellenti)a Vostra, a cui me racomando.
Regij, xxvi Augusti MCCCCLXXXXIIII.

Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
propria manu.

Nota di commento

La presente lettera è la testimonianza dell’autografia boiardesca. Poiché l’autore ammette di scriverla “de mia mano”, la lettera è stata per molto tempo l’unico testimone su cui si è basata la collazione e quindi il riconoscimento di tutte le altre epistole boiardesche autografe, almeno fino a quando Mengaldo sciolse la sigla “propria manu” che provava e confermava la scrittura autografa del poeta-funzionario.
Evidentemente il passaggio delle prime milizie francesi destò vivamente la curiosità del Boiardo; e credendo che altrettanta ne avrebbe suscitata nel duca volle ritrarlo di sua mano nella presente che come nota il Campanini «è un capolavoro di osservazione e di finezza arguta, esprimendo ammirazione grande pei soldati e satireggiando con felicissimo umore la burbanza e la falsa ricchezza ostentata dal capitano».
Boiardo, in compagnia del commissario Cusatri e di don Sigismondo Canterno, si recò all’osteria per conoscere il Capitano dei balestrieri francesi Don Giuliano; in realtà il vero nome di questo condottiero fu Antoine de Ville, Signore di Domjulien da cui il Boiardo trae il nome Don Giuliano. La descrizione è dettagliata: fisicamente egli è somigliante al portiere di Sua Eccellenza Ercole, ma più basso e grosso; per indole e mentalità è simile al capitano delle guardie di Ercole. Proprio in relazione a quest’ultimo aspetto Boiardo non ha problemi a deriderne la scarsa intelligenza. L’immagine dipinta è quella di un uomo dalle apparenti contraddizioni: alla spavalderia e pretenziosità della persona si contrappone un uomo il cui mantello di velluto disseminato di settantaquattro pietre false avvolge una veste sporca di brodo; all’ostentazione di molteplici ricchezze si contrappone la falsità di ogni oggetto che la compone. L’inconsistenza dei bene è rispecchiata nei suoi discorsi.
Ammirazione invece è manifestata per la composizione della compagnia, la quale si compone di ottocentoquaranta cavalli di grande prestanza e di diverse razze (spagnoli, della Frigia e da corsa), cinquecento balestrieri, trenta uomini d’arme e cinquanta polverieri. Dei soldati è descritta dettagliatamente l’armatura: al posto dell’elmo portano cappelli di ferro e sul petto della corazza uno strumento di bronzo simili ad una lancia e più grande di uno schioppo. Le truppe sono alloggiate a Campegine nei pressi di Castelnuovo.
Infine il Boiardo informa del passaggio per i prossimi giorni di altre truppe di duecento soldati, ma non ritiene che queste possano essere della stessa maestosità delle ultime tanto da indurlo a una così altrettanto dettagliata descrizione.

Glossario

  • Aggio: prestigio, valore superiore.
  • Alchimiato: falso.
  • Aparechio: apparato.
  • Aparencia: aspetto, contegno o comportamento esteriore.
  • Assueto: abituato.
  • Balasso: pietra preziosa.
  • Brongio: bronzo.
  • Capelli di ferro: si riferisce ad un’ armatura del capo, usata dal Cinquecento in avanti.Aveva una tesa orizzontale e, sul davanti, una lista di acciaio scorrevole dall’alto in basso inapposite guide, come coprinaso (nasale).
  • Carlino: moneta del Regno di Napoli.
  • Celata: [forse dal latino tardo caelata (cassis), elmo cesellato ricurvo]. Armatura della testa entrata in uso nel XV secolo, sostituendo il bacinetto (armatura di ferra a forma conica o semisferica, destinata a proteggere la testa. Munito a volte di paraorecchie o visiera). Era un elmo chiuso senza cimiero (cresta o piumaggio dell’elmo rappresentante l’impresa o i colori del cavaliere; per estensione, l’elmo stesso. In araldica, ogni ornamento posto sulla cima dell’elmo, pennacchi o anche figure allegoriche, simboliche o mitologiche) e che difendeva tutto il capo e il volto; era spesso provvisto di visiera mobile, baviera (vedi) e goletta (anche detta gorgièra = pezzo dell’armatura che copriva il collo e le spalle; sopportava il peso della corazza ed era munita in alto di una cordonatura che andava ad alloggiarsi in una scanalatura della celata a incastro). A seconda della forma, si ebbero vari tipi di celate e precisamente: con vista fissa (1); a becco di passero (2. per la forma appuntita della visiera); alla Borgognotta (3. originaria della Borgogna, caratterizzata dalla cresta sulla parte superiore del capo); alla viscontea (4. tutta chiusa con fessure verticali nella visiera); aperta (5. copriva soltanto il capo e parte del viso fino al naso); con goletta (6. formava un tutt’uno con la goletta e cioè con quelle serie di lamine snodate che difendevano il collo e parte della spalla); da incastro (7. tutta chiusa, tipica dell’armatura da giostra); con visiera a mantice (8) e alla veneziana (9. elmo chiuso con una apertura a T anteriormente).
  • Cira (far bona -): far buon viso.
  • Cohabitare: [dal lat. tardo cohabitare, comp. di co- e habitare]. Abitare insieme, nella stessa casa, nello stesso appartamento (non implica necessariamente convivenza).
  • Corazina: corazza = armatura difensiva del busto composta da due parti: il pettorale (opetto) e la schiena (o omerale), collegate con cinghie di cuoio e lamine metalliche o conganci. Nella fattispecie con l’espressione “al petto della corazina” il B. intendeva “nellaparte corrispondente al petto della corazza”.
  • Corseri: il corsiero è un cavallo da corsa o da guerra.
  • Credentia: dispensa.
  • Crida: gridare
  • Differischa: rimandare a un tempo successivo, rinviare, ritardare.
  • Frixoni: il frisone è cavallo con barbette alle zampe, originario della Frigia.
  • Incappare: imbattersi.
  • Mancho: manchevole, difettoso, incompiuto.
  • Maxime: più, maggiormente.
  • Napi: nappa, ornamento costituito da una serie di fili riuniti a mazzetto a un’estremità degli stessi. Le nappe si utilizzano per tende, berretti ma anche armi.
  • Palota: palla da schioppo, pallottola, proiettile.
  • Polverero: fuciliere.
  • Prestecia/presteza: prestezza, celerità, prontezza.
  • Ragionamento: discorso.
  • Sciopetto/schiuppeto: schioppo = prime armi da fuoco portatili che fu poi, all’inizio del Cinquecento, accoppiato a quello di archibugio (lunghe armi da fuoco portatili, con canna lunga circa 100cm; per l’accensione della carica l’arma era munita di meccanismo di nome e forma vari, in generale noto col termine di acciarino). In tempi moderni si usò nelle zone di campagna per indicare un fucile da caccia. Come diminutivo si usarono, appunto, anche i vocaboli “schioppetto” e “scopetta”
  • Seriosamente: diligentemente.
  • Siecho: insieme a lui.
  • Similiter: allo stesso modo.
  • Soi: (possessivo settentrionale) suoi.
  • Spagnardi: spagnoli.
  • Tandem: infine.