Lettera 151

<M>agnifico equiti mihi honorando Domino Hectori Sacrato ducali capita<ne>o Regij. Regij.

Magnifico Capitano mio honor.do. Hora hora ho receu<to la> lettera di Vostra Signoria per la quale ho veduto la bona provig<ione>, de la qualle la comendo e ringratio somamente, ma per gratia di Dio spero che non serà di bisogno. E perché Vostra Signoria intenda el sucesso, gli fo asapere chome, poi che io sebi <scritto> quella lettera a lei da Montefiorino, io me ne venni a Frax<inoro> cum speranza di havere la matina alcuni fanti da <quella> potestaria costì da presso, ma tutti mandorno paro, ma non gente. Io me ne venni a Castelnovo, e trovai che il dì dinanzi li inimici si erano venuti fino a li borgo <di> Castelnovo a domandare la terra, e non havendo auto <ris>posto a lor modo ritornorno indrieto, e li nostri, che <vi> havevano circa 400 fanti forestieri di loro amici partisani, e tutti de la parte taliana, li andorno sequitando per vietare che non danegiaseno el paese. E quando furno a Camporgiano, li inimici si volta<rno>, che sempre erano andati in bona ordinanza e li nostri molti disordinatamente; pur il danno fu pari, ché ne rimassano 3 o 4 per parte morti, e li nostri si ri<tira>rono a salvamento a Castelnovo. Esendo io giunto qui, hebi nova verso la sera che li inimici si erano attaccato fra loro, et haveano morto el loro Capitaneo: per questo li nostri sùbito si mosseno per andargli a trovare in el disordine, e mentre che si riassetavano per aviarsi, arivò ser Constantino, ched era stato pregione de li inimici a Camporgiano, et aportò che Morgante del Tino, man<dato> per Massa, ch’al presente si trova al servitio del Signor Io<anino6gt; era arivato a Camporgiano. S. M. si dolse molto di quello Capitano ferito (ché non fu vero che fosse morto), che gli avesse <c>hieduto li suoi fanti e schiopetieri proprij, e gli avesse <d>atto a intendere di volere fare uno effetto, ne havesse facto un altro; e sùbito comandò a quelli fanti che li andasseno drieto, e così li levò tutti, excepto che el Capitano ferito, e consegnò la ròcha a ser Constantino. La qual cosa intendendo io, sùbito mandai li mei balestrieri a Camporgiano, e mandai a tôre el Capitano ferito, e così l’ho qui in la ròcha. De tutto ho voluto dare adviso a Vostra Magnificencia, la qualle non farà procedere le sue gente più inanzi se io non li scrivo altro, ché anchora che Morgante habia detto che el Signor Ioanino niente sapi di queste cose, pur non me ne fido, perché intendo che molte gente a piedi et a cavallo passano da Pietrasanta verso Lunisana. Altro non accade. A Vostra Signoria mi racomando.

Castelnovi, — Iulij 1524.
di Vostra Magnificentia
Ludovico Ariosto.