Lettera 56

Castelnuovo, 26 novembre 1522, al Duca Alfonso I d’Este

Si affronta il problema del compenso richiesto dai balestrieri e dal loro capitano per le loro exsecutioni, ovvero l’esercizio delle loro funzioni. In questo caso la confisca dei beni mobili di un tal Pierino Magnano ha comportato varie trasferte a cavallo per le quali i balestrieri pretendono un compenso aggiuntivo. Ma in assenza di leggi o normative che codifichino i compensi il poeta-commissario non sa come agire e chiede al Duca normative certe da applicare in casi come questi. Nella seconda parte della lettera Ariosto esprime la preoccupazione che il contagio di peste possa colpire Castelnuovo e le zone in cui egli si trova, cui segue l’accorata richiesta di poter presto far ritorno a Ferrara.


Illustrissimo et excellentissimo domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. È accaduto che per far scrivere le robe mobili di Pierino che si trovava havere a Castelnovo e di fuore, e che non parendo a me che fusse in tutto sicuro che’l mio cancelliero vi andasse solo, ho mandato seco li balestrieri col suo capo; una volta in la terra, e tre è accaduto che li detti balestrieri son cavalcati fuore ad un luogo distante di qui quattro miglia detto Villa: la prima volta vi andaro a scrivere detti beni e li consegnaro in mano del prete de la Villa, e non parendo a me che fussino ben depositati vòlse che vi tornasseno, e che li mettessino in mano de l’officiale de la Villa; la terza volta vi sono iti per farli condurre in qua, e così hanno fatto condurre circa un moggio e mezo di grano che v’era, e lasciato comandamento a quelli homini che conducano un poco di vino che v’è. Hora, non sapendo io come io havessi a satisfare il cancellero, li balestrieri et il suo capo, scrissi a questi dì a gli Magnifici del Consiglio che mi avisassino come io li havevo a pagare: sue Magnificentie mi risposeno ch’io facessi il consueto e quel manco ch’io potessi, e che satisfatto a queste spese io mandassi il resto a l’exactore de la Camera. S’io sapesse certo qual fosse questo consueto, io non havrei havuto a domandare il parere di sue Magnificentie, ma qui non è statuto né lettera alcuna, che sia pervenuta in man mia, che parli di quanto a punto sia la mercede de tali executori. Li balestrieri ogni volta che cavalcano domandano un quarto di ducato per volta, et il capitano un ducato, e se fanno executione in Castelnovo domandano la metade di questo: e dicono questo essere il consueto; et il capitano per queste executioni havrebbe voluto tre ducati e mezo, et ogni balestriero tre quarti e mezo; del cancelliero non parlo, perché sta meco e se contenterà di quello che vorò io. Io dissi di dare al capitano dui ducati, e mezo ducato per balestriero, e tutti si dolgono come io voglia tôrre quel che lor proviene. Io suplico vostra excellentia, acciò ch’un’altra volta io non habbia a contendere, e dar causa che questi che m’hanno ad ubidire mi voglian male, che faccia intendere come è l’usanza ne li altri luoghi di vostra excellentia di satisfare li balestrieri per l’executioni che fanno, e far che così, de le cose che appertengono alli criminali come di quelle che appertengono alla Camera, io sia puntalmente instrutto, perché tal lettera io farò qui registrare ne li statuti, acciò che per l’avenire né io né li miei successori stiano più sospesi in tal cause. Per la Dio gratia qui si vive molto quietamente et in pace, et ogni cosa anderia bene se non fosse per la vicinanza c’havemo d’alcune terre che sono infette di peste; ma io col Capitano de la Ragione e con alcuni homini da bene di questa terra non cessamo di far tutte le debite provisioni: ma gli è il pericolo c’havemo a far con villani, che mal si ponno tenere che non vogliano ir traficando; pur Dio n’ha ‘iutato fin qui: spero che ancho ne aiuterà. Pur, quando accadessi che alcuno se infettassi, suplico vostra excellentia che sia contenta ch’io, senza scrivere altrimente, possa levarmi e venirmene a casa, perché in ogni altro luogo mi daria il core di poter schivar la peste fuor che qui, dove ho sempre villani all’orecchie, e non c’è alcuno che stesse a maggior pericolo di me. Qui si dice che Pierino è a Ferrara: se’l serà vero, spero che da vostra excellentia n’haverò aviso. Quest’altri confinati, cioè il Coiaio et il Casaia, han scritto lettere a questa communità pregandoli che vogliano scrivere a vostra excellentia che li rimandi a casa, e prometteno di volere far miracoli di bontade; la lettera fu domenica letta in consiglio, e non fu homo, di circa quaranta che c’erano, che rispondesse mai né ben né male. Io n’ho voluto dare aviso a vostra excellentia, in bona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 26 novembris 1522.
humillimo Servitore Ludovico Ariosto.

METADATI

  • Mittente: Ludovico Ariosto
  • Destinatario: Alfonso I d’Este
  • Data: 26 novembre 1522
  • Luogo di spedizione: Castelnuovo
  • Collocazione: ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 16.